L’INVECCHIAMENTO ATTIVO
ETIMOLOGIA DELL’AGGETTIVO “ANZIANO”
Dal Latino “ANTIANUS” cioè ANTE, più avanti, più vecchio, più antico degli altri. Ma anche chi ha maggior dignità ed autorità degli altri, doti che presuppongono pure una maggiore esperienza, che di solito in ambito familiare viene riconosciuta al membro più vecchio, in ambito sportivo agli atleti militanti nella categoria adulti rispetto a quelli delle categorie giovanili, ed in ambito lavorativo a chi esercita da maggior tempo la professione rispetto ai colleghi più giovani. Definizioni che si adattano perfettamente anche all’aggettivo Latino “SENIOR”, con il quale abbiamo deciso di battezzare questa associazione.
VARIAZIONI DELL’ASPETTATIVA DI VITA MEDIA
A partire dalla seconda metà del secolo scorso la vita media dell’essere umano è cresciuta progressivamente nel tempo, facendo sì che negli ultimi cinquant’anni la popolazione italiana guadagnasse dai 14 ai 16 anni di esistenza terrena in più. Ha contribuito a ciò il miglioramento delle condizioni di vita, di alimentazione e di prevenzione e cura delle malattie, nonché i progressi della ricerca scientifica grazie ai quali alcune patologie sono state debellate, alcune altre sono divenute curabili e molte altre sono state rallentate nel loro decorso. Ecco perché parlare di “terza età”, ovvero di quel periodo in passato identificato fra i 55 ed i 65-70 anni, è diventato riduttivo poiché bisognerebbe aggiungervi anche la “quarta” ed in casi sempre più frequenti di particolare longevità anche la “quinta”. Una tendenza comunque diffusa in tutta l’Unione come confermato dal seguente Rapporto della Commissione Europea e dell’Ocse, che però mette anche in risalto come stili di vita decisamente meno virtuosi influenzino notevolmente la qualità dell’invecchiamento.
«L’aspettativa di vita ormai supera gli 80 anni nella maggior parte dei Paesi Ue, ma questo non vuol dire che gli europei stiano meglio. Nell’Ue 50 milioni di persone soffrono di malattie croniche e 550mila persone in età lavorativa muoiono ogni anno, per malattie potenzialmente evitabili, cosa che ha un costo stimato di 115 miliardi di euro per le economie europee. E’ questo il quadro che arriva dal rapporto redatto dalla Commissione Europea e dall’Ocse, presentato a Bruxelles dal commissario europeo alla Salute e Sicurezza alimentare, Vytenis Andriukaitis, e dal segretario generale dell’Ocse, Angel Gurrìa.
“Troppe persone – dice Andriukaitis – muoiono ogni anno per malattie potenzialmente evitabili legate a fattori di rischio come fumo e obesità”. Il rapporto sottolinea infatti come aumenta la quota di europei obesi (il 16% degli adulti, contro l’11% nel 2000) mentre uno su cinque fuma.
Dal documento emerge anche che l’Ue ha bisogno di sistemi sanitari più accessibili: il 27% dei pazienti si reca al Pronto Soccorso, a causa della mancanza di cure mediche di base; in media il 15% della spesa sanitaria è pagato direttamente dai pazienti, con grandi disparità tra i diversi Paesi.
Non solo: un europeo povero ha dieci volte più probabilità, rispetto ad un europeo benestante, di avere problemi nell’ottenere cure mediche appropriate, per ragioni finanziarie. L’invecchiamento della popolazione, insieme ai crescenti tassi di malati cronici e alle ristrettezze di bilancio, sempre secondo il rapporto dell’OCSE, richiederanno cambiamenti nel modo in cui vengono erogate le cure: bisognerà sviluppare l’assistenza sanitaria a distanza, ridurre la permanenza in ospedale organizzando meglio i servizi, spendere in modo accorto per i farmaci, anche sfruttando appieno la possibilità di ricorrere ai generici.»
(INSERIRE TABELLA ASPETTATIVA DI VITA)
ANZIANI E/O SENIOR
AUMENTO DELLA VITA MEDIA: CONSEGUENZE ED OPPORTUNITÀ
Nonostante le stesse ragioni che hanno favorito il maggior invecchiamento, abbiano contemporaneamente anche abbattuto le percentuali di mortalità infantile, si è diffusa fra la popolazione una moderna concezione di famiglia, all’interno della quale il controllo delle nascite ha progressivamente sfatato gli antichi tabù religiosi. Questo, ma non solo questo, ha nel corso degli anni invertito la curva dello sviluppo demografico nelle società occidentali, e ancor di più in Italia, orientandola verso un andamento negativo. La prima conseguenza è stata di natura economica poiché ha messo sotto stress il sistema pensionistico nazionale, soggetto a continue rivisitazioni sulla base di proiezioni future che ne vedono compromessa la sostenibilità nel lungo termine. Per contro la terza età, almeno fra coloro che hanno condotto corretti stili di vita, è sempre meno un periodo contraddistinto da problematiche fisiche anzi, coloro che vi transitano, sono in buona parte dei casi individui ancora dinamici ed operosi.
L’Invecchiamento attivo ha perciò prefigurato uno scenario sociale in cui le persone anziane sono escluse sempre più tardi dai cicli produttivi, ma anche quando non più in età lavorativa l’anziano attivo è quello che pretende e ottiene, dagli anni in più che gli sono offerti dai progressi scientifici, una vita efficiente e non pura sopravvivenza.
Ecco perché la Direzione per l’Occupazione e gli Affari Sociali della Commissione Europea ha redatto un documento dal titolo: «l’Invecchiamento attivo», ove prefigura scenari futuri che dovrebbero introdurre una maggior flessibilità nei contratti di lavoro e concepire mansioni part-time per gli anziani ancora efficienti, in modo da favorire un loro distacco sempre più graduale e meno brusco dalle normali attività produttive. Al tempo stesso la Commissione auspica che le istituzioni immaginino per l’anziano oltre ad una piattaforma di servizi da ricevere, quali l’opportunità di favorire gli incontri, l’associazionismo e la solidarietà umana, anche una piattaforma di servizi da prestare, in grado di farne emergere l’utilità sociale, facilitando la sua adesione ad organizzazioni culturali e di volontariato a valenza multigenerazionale.
I CENTRI DI INCONTRO PER ANZIANI
I Centri d’Incontro per Anziani, frequentati da un’ampia fascia di cittadini collocati nella cosiddetta “Terza età” rappresentano un’importante risorsa per il territorio nel quale si trovano, in quanto la loro presenza garantisce un significativo momento di aggregazione e pertanto una risposta concreta ai problemi di solitudine che spesso accompagnano questa parte di popolazione. È necessario quindi rivedere, laddove ce ne sia una scarsa considerazione, l’esigenza di predisporre spazi ed occasioni di incontro, socializzazione, nonché di altre attività dirette e destinate agli anziani, specie a quelli che non necessitano di alcuna assistenza sanitaria specifica, poiché è ampiamente dimostrato come un ponderato impegno fisico e mentale siano fattori fondamentali per prevenire l’eventuale insorgenza di patologie cardiovascolari e disturbi cognitivi tipici dell’età senile.
In tali spazi vanno organizzate attività ricreative a favore delle persone anziane, quali ad esempio “incontri culturali a tema”, come possono essere le letture di gruppo, i concorsi letterari e le proiezioni di film e documentari. Oppure dei “veri e propri” corsi che interessino vari ambiti, in grado di intercettare tutti gli interessi e coinvolgere una platea più variegata possibile di soggetti, a questo proposito va segnalata la sempre maggior diffusione delle “Università della Terza Età”. È infatti importante per l’anziano sentirsi ancora parte integrante di una società in continua evoluzione, e tenersi, per quanto possibile, al passo con i tempi.
Oltre alle normali attività di svago quali possono essere i giochi da tavolo tipo le carte, gli scacchi, le tombolate, è altresì necessario per l’anziano partecipare a giornate dedicate al ballo, alla ginnastica, alle passeggiate di gruppo, o gite ed escursioni ricreativo-culturali aventi lo scopo di abbinare l’attività motoria al desiderio di scoprire posti diversi, stimolando contemporaneamente l’interesse per la pittura, la scultura, la fotografia, quindi l’arte e la natura in generale.
IL VOLONTARIATO E L’INVECCHIAMENTO ATTIVO
Appurato che vivere più a lungo (e meglio) è davvero possibile e si avvera di fronte ai nostri occhi, un ulteriore buona notizia è che uno dei modi più efficace per allungare la vita è fare volontariato. Donare agli altri un po’ del proprio tempo riduce infatti del 20% il rischio di mortalità. Chi fa della solidarietà e del dono una regola di vita cade più raramente in depressione, è felice e apparentemente si mantiene anche più in forma. Addirittura nei volontari ultra 50enni il rischio di ipertensione si riduce del 40%. E’ tutto scritto nella ricerca della Carnegie Mellon University di Pittsburgh pubblicata sulla rivista americana ‘Psychology and Aging’.
Che il volontariato faccia invecchiare bene emerge chiaramente anche dalla ricerca “VOLONTARIATO E INVECCHIAMENTO ATTIVO, realizzata dalla Fondazione Emanuela Zancan. Il 72,3% degli intervistati – tutti soci di associazioni di volontariato – è infatti convinto che invecchiare in modo attivo favorisca il benessere psicofisico, la capacità di confrontarsi con altri punti di vista (52,1%) e di impegnarsi a favore del prossimo (46,5%). Ma chi sono questi anziani? Hanno tra i 65 e i 75 anni, sono pensionati e vivono in famiglia. Il loro livello d’istruzione è medio-alto e circa il 90% si ritiene soddisfatto del proprio stato di salute. Cioè che sorprende positivamente è che, in media, fanno volontariato da ben 16 anni. Il 30% dedica alle attività volontarie dalle 5 alle 10 ore settimanali; cifra che sale fino a 20 ore a settimana per il 28,6%.
“Affermare la dignità delle persone che invecchiano deve essere il primo obiettivo, che poi si trasforma in vero valore aggiunto ed essenza pulsante, poiché è in corso una battaglia culturale destinata a promuovere, difendere e affermare questo concetto. L’Italia è il paese più vecchio d’Europa e complice la crisi e l’assenza di provvedimenti, ora rischia anche di diventare il paese in cui s’invecchia peggio. Bisogna quindi trovarsi pronti ad affrontare una nuova sfida: affermare la dignità della vecchiaia, riconoscere la sua esistenza e interpretarla in modo attivo, come fosse l’arco della vita. E per fare questo serve mettere la persona e il territorio al centro di tutte le attività, poiché è proprio in questi spazi, che il volontariato si trasforma in risorsa”.
Dal 2011, Anno Europeo del Volontariato, alcune indagini hanno esplorato se e quanto il volontariato venga percepito come canale privilegiato per la promozione dell’invecchiamento attivo e della solidarietà intergenerazionale. Infatti secondo un’indagine campionaria promossa da Eurobarometro, il volontariato svolge un ruolo importante e di crescente rilevanza sia per la promozione dell’invecchiamento attivo (per il 15% dei rispondenti), che per la solidarietà intergenerazionale (per il 9% dei rispondenti). Con particolare riferimento al tema dell’active ageing, sempre in ambito europeo, le associazioni di anziani e le Ong sono considerate gli attori più influenti nella promozione di condizioni facilitanti l’invecchiamento attivo.
IL SISTEMA DEI SERVIZI RIVOLTI ALLE PERSONE ANZIANE
Soggiorni Climatici per Anziani
Contributi economici allo scopo di offrire la possibilità ad anziani soli o cui i parenti non sono in grado di contribuire economicamente al soggiorno, di usufruire di un periodo di vacanza marina o montana atta a favorire il recupero del benessere psico-fisico dei soggetti interessati e facilitarne una socializzazione nel gruppo.
L’Assistenza Domiciliare
L’assistenza domiciliare permettere al cittadino (anziano e non) pur sofferente di patologie invalidanti, di rimanere nel proprio domicilio e nel proprio contesto familiare per ricevere le cure e l’assistenza necessarie, senza dover essere ricoverato in strutture ospedaliere o residenziali.
Servizio di Assistenza Domiciliare
Il servizio di assistenza domiciliare (S.A.D.), ha l’obiettivo di aiutare la persona nel disbrigo delle attività quotidiane sollevando in parte la famiglia dal carico assistenziale (es. igiene degli ambienti, servizio di lavanderia, preparazione dei pasti, igiene della persona, disbrigo di commissioni, trasporto, ecc.).
Servizio di Assistenza Domiciliare Integrata
Attraverso l’assistenza domiciliare integrata (A.D.I.), vengono erogate prestazioni domiciliari da parte di figure professionali sanitarie e sociali integrate fra loro (medico di medicina generale, infermiere, fisioterapista, assistente sociale, medico specialista ecc.), secondo un intervento personalizzato definito dall’Unità di Valutazione Multidimensionale Distrettuale (U.V.M.D.) competente per territorio (es. servizio di riabilitazione, servizio infermieristico, servizio medico – visite programmate, etc…).
Telesoccorso/Telecontrollo
E’ un sistema attivato dalla Regione del Veneto (LR 26 del 4.06.1987), in accordo con i Comuni e le A.ULSS. Il servizio funziona a mezzo telefono mediante Centro Operativo funzionante 24 ore su 24. Con il telecontrollo, il Centro si mette in contatto con l’utente, anche più volte alla settimana, per conoscere le sue condizioni e per accertare che l’apparecchio sia funzionante. A sua volta ogni utente può mettersi in contatto con il Centro per qualsiasi necessità. Ad ogni chiamata, previo controllo, il Centro provvede, con immediatezza, ad interessare la competente struttura, sia che si tratti di necessità mediche, infermieristiche , domestiche o sociali. Con il telesoccorso ogni utente è dotato di un mini-apparecchio provvisto di un pulsante che, se premuto, fa scattare un segnale d’allarme al Centro Operativo. Il Centro, in questo caso, è in grado di agire immediatamente e attivare tempestivamente un intervento urgente.
Interventi di Sollievo
Alle famiglie con persone adulte e anziane non autosufficienti per:
- assistenza periodica integrativa, attivata in famiglia, in situazioni di particolare emergenza;
- forme di “sostituzione temporanea familiare” attivate dalla famiglia stessa;
- accoglienza temporanea in strutture residenziali;
- assistenza continuativa a domicilio di malati terminali, con il coinvolgimento della rete parentale estesa, delle associazioni di volontariato e delle reti informali (auto-aiuto, vicinato, ecc..).
Impegnativa di Residenzialità
Per impegnativa di residenzialità si intende il titolo che viene rilasciato al cittadino per l’accesso alle prestazioni rese presso servizi residenziali e diurni autorizzati all’esercizio e accreditati. L’emissione dell’impegnativa di residenzialità comporta il riconoscimento della quota di rilevo socio-sanitario regionale così come determinata con apposito provvedimento annuale della Giunta Regionale.
L’Azienda ULSS, sulla base della graduatoria unica della residenzialità, provvede a rilasciare l’impegnativa di residenzialità nel limite del numero massimo di impegnative annuo equivalente stabilito dalla programmazione regionale.